Rischio elettrico sul corpo umano

e misure preventive e protettive per la tipologia di rischio in esame

Le misure preventive e protettive per la tipologia di rischio in esame devono essere collocate in un quadro più ampio di applicazione rispetto al mero ambito lavorativo, in quanto la presenza di “elettricità” nella vita quotidiana è divenuta una abitudine per ognuno. Ne consegue che opportune precauzioni e norme comportamentali devono divenire patrimonio culturale comune a quanti non sono esperti e come tali applicate ovunque. La considerazione è supportata, qualora ve ne fosse bisogno, dai dati statistici che enti pubblici, enti privati, quotidiani, e riviste specializzate del settore forniscono in percentuali  non sempre omogenee ma che comunque, dimostrano che il rischio elettrico rappresenta al momento la maggiore causa di incidenti, troppo spesso mortali, accorsi dentro e fuori i luoghi di lavoro.

Autorevoli fonti tra le quali  l’ISTAT indicano che nel periodo tra il 1986 e il 1992  si sono verificati in media 280 incidenti mortali  l’anno. Questo valore si è ridotto notevolmente negli anni successivi, esaminati fino al 1995, attestandosi attorno alla metà degli eventi citati. Segnala l’ISPESL, che nel 1988 il 90% degli incidenti è avvenuto in presenza di bassa tensione  (50÷1000 v in corrente alternata o 75÷1500 v in corrente continua) di cui circa la metà si sono verificati all’esterno dei luoghi di lavoro.

E’ utile segnalare il dato fornito dal Ministero dell’Interno secondo il quale gli incendi di origine elettrica sono valutabili da 3 a 6 mila l’anno, il che corrisponde a  8-16 incendi di origine elettrica al giorno. La fonte degli incendi è attribuita principalmente alle condutture e ai quadri elettrici.

Senza dubbio l’emanazione e la graduale applicazione della L.46/90 ha concorso a  ridurre gli incidenti, ma ancora molto si può e si deve fare per ridurre la componente di rischio residua, che è possibile abbattere unicamente con il corretto approccio comportamentale dettato dalla specifica conoscenza dei problemi e  dall’informazione necessaria per affrontare scenari che la normativa non può prevedere.

Per quanto sopra, è opportuno intraprendere un breve percorso formativo partendo dall’effetto che la corrente elettrica esercita sul corpo umano.

ELETTROCUZIONE

Il fenomeno meglio conosciuto come “scossa” elettrica, viene propriamente detto elettrocuzione, cioè condizione di contatto tra corpo umano ed elementi in tensione con attraversamento del corpo da parte della corrente.

Condizione necessaria perchè avvenga l’elettrocuzione è che la corrente abbia rispetto al corpo un punto di entrata e un punto di uscita. Il punto di entrata è di norma la zona di contatto con la parte in tensione. Il punto di uscita è la zona del corpo che entra in contatto con altri conduttori consentendo la circolazione della corrente all’interno dell’organismo seguendo un dato percorso. In altre parole, se accidentalmente le dita della mano toccano una parte in tensione ma l’organismo è isolato da terra (scarpe di gomma) e non vi è altro contatto con corpi estranei, non si verifica la condizione di passaggio della corrente e non si registra alcun incidente. Mentre se la medesima circostanza si verifica a piedi nudi si avrà elettrocuzione con circolazione della corrente nel percorso che va dalla mano verso il piede, in tal caso punto di uscita.

La gravità delle conseguenze dell’elettrocuzione dipende dall’intensità della corrente che attraversa l’organismo, dalla durata di tale evento, dagli organi coinvolti nel percorso e dalle condizioni del soggetto.

Il corpo umano è un conduttore che consente il passaggio della corrente offrendo, nel contempo, una certa resistenza a tale passaggio. Minore è la resistenza, maggiore risulta la quantità di corrente che lo attraversa. Detta resistenza non è quantificabile in quanto varia da soggetto a soggetto, anche in funzione delle differenti condizioni in cui il medesimo soggetto si può trovare al momento del contatto. Molteplici sono i fattori che concorrono a definirla e che in sostanza non consentono di creare un parametro di riferimento comune che risulti attendibile. Tra essi vi è il sesso, l’età, le condizioni in cui si trova la pelle (la resistenza è offerta quasi totalmente da essa), la sudorazione, le condizioni ambientali, gli indumenti interposti, la resistenza interna  che varia da persona a persona, le condizioni fisiche del momento, il tessuto e gli organi incontrati nel percorso della corrente dal punto di entrata al punto di uscita.

Gli effetti provocati dall’attraversamento del corpo da parte della corrente sono:

Tetanizzazione

Arresto della respirazione

Fibrillazione ventricolare

Ustioni.

TETANIZZAZIONE

E’ il fenomeno che per eguale effetto, prende il nome da una malattia di natura diversa. In condizioni normali, la contrazione muscolare è regolata da impulsi elettrici trasmessi, attraverso i nervi,  ad una placca di collegamento tra nervo e muscolo, detta placca neuromuscolare. L’attraversamento del corpo da parte di correnti superiori provoca, a certi livelli di intensità, fenomeni indesiderati di contrazione incontrollabile che determinano in modo reversibile l’impossibilità di reagire alla contrazione. Ad esempio il contatto tra un conduttore in tensione e il palmo della mano determina la chiusura indesiderata e incontrollabile della mano che rimane per questo attaccata al punto di contatto.

ARRESTO DELLA RESPIRAZIONE

La respirazione avviene mediante inspirazione e successiva espirazione di un certo volume di aria che si ripete in condizioni normali circa 12-14 volte al minuto. I singoli atti respiratori avvengono per la contrazione dei muscoli intercostali e del diaframma che con il loro movimento variano il volume della cassa toracica. Durante l’elettrocuzione per i medesimi motivi che determinano la tetanizzazione i muscoli si contraggono e non consentono l’espansione della cassa toracica impedendo la respirazione. Se non si elimina velocemente la causa della contrazione e se non si pratica in seguito a evento di notevole intensità la respirazione assistita il soggetto colpito muore per asfissia.

FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE

Quanto già esposto lascia intuire che in un organo notoriamente delicato quale è il cuore, che basa la propria funzionalità su ritmi dettati da impulsi elettrici, ogni interferenza di natura elettrica può provocare scompensi alla normale azione di pompaggio.  In funzione dell’intensità di corrente e della durata del fenomeno accidentale, detta alterazione causa la mancata espulsione dall’organo di sangue ossigenato. Ciò determina il mancato nutrimento in primo luogo del cervello che, a differenza di altri organi non può resistere per più di  3 – 4 minuti senza ossigeno, senza risultare danneggiato in modo irreversibile. In questo caso un tempestivo massaggio cardiaco offre qualche possibilità di recuperare l’infortunato, altrimenti destinato a morte sicura.

USTIONI

Sono la conseguenza tanto maggiore quanto maggiore è la resistenza all’attraversamento del corpo da parte della corrente che, per effetto Joule determina uno sviluppo di calore. Normalmente le ustioni si concentrano nel punto di ingresso ed in quello di uscita della corrente dal corpo in quanto la pelle è la parte che offre maggiore resistenza. Come per gli altri casi la gravità delle conseguenze sono funzione dell’intensità di corrente e della durata del fenomeno.

L’elettrocuzione  rappresenta il più noto, grave e frequente infortunio di natura elettrica che può avvenire per:

Contatto diretto

Contatto indiretto

Arco elettrico

CONTATTO DIRETTO

Avviene quando si entra in contatto con conduttori “nudi” o direttamente accessibili, in tensione. Può anche avvenire per contatto tramite interposizione di oggetti metallici.

CONTATTO INDIRETTO

Avviene quando si entra in contatto con parti metalliche normalmente non in tensione che, a causa di un guasto o della perdita di isolamento di alcuni componenti,  risultano inaspettatamente in tensione.  Il contatto indiretto è più insidioso del contatto diretto in quanto è impossibile evitare il contatto con parti metalliche che normalmente non si prevede siano soggette a tensioni quali ad esempio le masse metalliche degli elettrodomestici.

ARCO ELETTRICO

E’ costituito da una sorgente di calore assai intensa e concentrata, con emissione di gas e di vapori surriscaldati e tossici, proiezione di particelle incandescenti, irraggiamento termico e raggi ultravioletti che si manifestano in caso di guasto o di manovre su apparecchiature elettriche, ed esempio durante i corto circuiti.

INCENDIO

Altri pericoli connessi alla presenza di energia elettrica sono l’incendio di origine  elettrica, l’innesco in atmosfera esplosiva e la mancanza di energia elettrica.

L’incendio è dovuto ad un’anomalia dell’impianto elettrico, ad un corto circuito, ad un arco elettrico o ad un sovraccarico,  possibili cause dell’innesco della combustione. In alcuni casi l’impianto elettrico funge da vettore di un incendio, in quanto costituito da materiale combustibile (cavi ad isolamento plastico).

L’impianto elettrico può provocare l’innesco di sostanze esplosive, di atmosfere di gas, di vapori o di polveri, a causa della formazione dell’arco elettrico (manovre, guasti), di sovraccarichi e di corto circuiti.

Indirettamente anche la mancanza di energia elettrica può essere causa di infortuni. Un Black-out,  può rappresentare durante una lavorazione pericolosa un fattore di notevole rischio.

MISURE PROTETTIVE

L’utilizzo di corrente elettrica in condizioni di sicurezza può avvenire per mezzo di  sistemi di protezione attivi o passivi, tramite i quali si cerca, come obiettivi primari, di evitare il contatto diretto e, in caso contrario di ridurre la durata di attraversamento del corpo umano. Le misure di protezione variano a seconda dell’utente cui sono destinate. Le protezioni  totali  sono destinate a quanti non sono edotti sui rischi derivanti dal contatto con l’energia elettrica; le protezioni parziali sono destinate a persone opportunamente formate nel settore e vengono applicate nei luoghi dove solo ad esse è consentito accedere.

Le misure di protezione totali si attuano con le seguenti metodologie dettate dalle norme CEI: isolamento delle parti attive del circuito elettrico con materiale isolante che deve ricoprire completamente le parti in tensione ed avere caratteristiche idonee alle tensioni di esercizio e alle sollecitazioni meccaniche cui è sottoposto; utilizzo di involucri che assicurino la protezione contro contatti diretti in ogni direzione e garantiscano la protezione contro le sollecitazioni esterne; barriere atte ad evitare il contatto di parti del corpo con le parti attive.

MISURE PREVENTIVE

Alcune semplici regole da seguire dentro e fuori i luoghi di lavoro possono proteggere la vita.

– Assicurarsi della rispondenza dell’impianto elettrico alla L.46/90 (attestato di conformità)

– Essere a conoscenza del luogo in cui è posizionato il quadro elettrico generale.

– Essere a conoscenza della posizione del quadro elettrico di zona (ed. es del piano o dell’appartamento) per essere in grado di isolare l’intera zona.

– Essere a conoscenza della funzione dei vari interruttori del quadro di zona per essere in grado di isolare l’ambiente desiderato.

– Verificare spesso il buon funzionamento dell’interruttore differenziale (pulsante test).

– Non lasciare accesi apparecchi che potrebbero provocare un incendio durante la vostra assenza o di notte. Non chiudere mai la stanza a chiave se dentro vi sono utilizzatori pericolosi accesi.

– Non utilizzate mai apparecchi nelle vicinanze di liquidi o in caso di elevata umidità

– Leggere sempre l’etichetta di un utilizzatore, specie se sconosciuto, per verificare la quantità di corrente assorbita, l’esistenza dei marchi CE, IMQ, e, se previsto di doppio isolamento (simbolo indicato con un quadrato inscritto in un altro quadrato).

–  Gli impianti vanno revisionati e controllati solo da personale qualificato. Non eseguite riparazioni di fortuna con nastro isolante o adesivo a prese, spine e cavi.

– Le prese sovraccaricate possono riscaldarsi  e divenire causa di corto circuiti, con conseguenze anche gravissime. Evitare di servirvi di prolunghe: in caso di necessità, dopo l’uso staccarle  e riavvolgerle.

– Non utilizzare multiprese tipo “triple” collegate a “ciabatte” che a loro volta provengono da altre “triple” collegate ad aòtri strumenti di deviazione. In questo modo si determina un carico eccessivo sul primo collegamento a monte del “groviglio” con rischio di incendio. Se gli utilizzatori (p.c., fax, casse audio, stampanti, calcolatrici ecc.) aumentano e le prese disponibili non bastano, richiedere prima della consegna dei nuovi utilizzatori anche l’adeguamento dell’impianto e del numero di prese necessarie.

– Le spine. La Comunità Europea non si è ancora pronunciata sul tipo di spine e di prese unificate utilizzabili nel territorio comunitario. Per questo circolano liberamente spine e prese di tipo diverso. Non utilizzare mai spine italiane collegate (a forza) con prese tedesche (schuko) o viceversa, perchè in questo caso si ottiene la continuità del collegamento elettrico ma non quella del conduttore di terra.

– Nel togliere la spina dalla presa non tirare mai il cavo e ricordare di spegnere prima l’apparecchio utilizzatore

– Non utilizzare mai  l’acqua per spegnere un incendio di natura elettrica. Sezionare l’impianto e utilizzare estintori a polvere o CO2.

– Se qualcuno è in contatto con parti in tensione non tentare di salvarlo trascinandolo via, prima di aver sezionato l’impianto.